Sale Nero dell’Himalaya Fino
Colore: bruno rosato
Odore: sulfureo e pungente
Conservazione: conservare in luogo fresco ed asciutto, lontano da acqua e fonti di umidità.
Utilizzo in breve: aggiunto alle pietanze, usato come scrub del viso e per esfoliare il corpo. Nei bagni caldi per lenire gli stati di dolenzia muscolare e i crampi.
Proprietà in breve: esaltatore di sapidità, esfoliante, purificante, lenitivo e detergente.
Controindicazioni in breve: trattandosi di un sale, anche se a basso contenuto di sodio, il suo consumo va ridotto o evitato nel caso di disturbi specifici che prevedono l’uso controllato della sostanza.
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Il sale nero dell’Himalaya è un salgemma di origine vulcanica estratta nella miniera di sale di Khewra, nella regione del Punjab. Nasce come sale rosa e viene lavorato fino ad ottenere il suo aspetto, il suo aroma e soprattutto il suo sapore. Mescolato con erbe aromatiche, spezie indiane, corteccia e semi, cotto in forno ad alte temperature per circa ventiquattro ore.
L’appellativo di sale nero non deve far pensare a un prodotto scuro, poiché esso si presenta come una polvere bruna, marrone rosata, con sfumature violacee più o meno intense.
Il sale nero dell’Himalaya trova impiego per esaltare il sapore dei cibi. Ogni piatto a cui si vuole conferire sapore, che stimoli l’appetito e sia ricco di gusto, senza che al palato risulti eccessivamente salato, viene amabilmente condito con il sale nero dell’Himalaya.
Per le sue caratteristiche organolettiche viene utilizzato nella cucina indiana principalmente, ma anche in quella asiatica. I piatti che si sposano con le sue note olfattive e gustative nella tradizione culinaria sono le insalate, gli ortaggi in aceto, le macedonie, salse agrodolci, salse allo yogurt aromatizzate.
La medicina ayurvedica, che affida ai sei sapori (aspro, dolce, salato, pungente, amaro e astringente) la garanzia dell’equilibrio dei nutrienti di cui ha bisogno il corpo per essere in salute, lo utilizza nelle sue terapie riequilibranti dei dosha, per restituire benessere attraverso la corretta alimentazione. Il suo gusto è unami, il cui significato è piacevolmente salato, il suo sapore richiama nella memoria ancestrale il gusto di mangiare delle proteine animali e quindi condire con il sale nero dell’Himalaya, stimola la produzione di succhi gastrici in grado di digerire quel tipo di alimento. Secondo questo ragionamento la salgemma in questione è uno stimolatore di una buona digestione.
Il suo aroma penetrante lo rende molto appetibile nella cucina vegana, dove viene utilizzato per dare ad alcuni piatti un sapore simile alle uova.
La varietà di minerali presenti nella sua composizione chimica e la sua consistenza granulosa e dura lo rendono efficace anche nell’uso esterno, dove è impiegato per purificare la cute di viso e corpo e, attraverso un suo uso transdermico, per beneficiare dei suoi composti.
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Il composto chimico principale del Sale nero dell’Himalaya è il cloruro di sodio, a cui si aggiungono una certa varietà di solforati e solfati di cui abbondano le montagne della regione himalayana. Questi fitocomposti contengono atomi di zolfo, preziosi aminoacidi a cui è ascritto il compito della formazione delle proteine.
La presenza delle molecole di zolfo spiega l’odore che tende a essere acre e pungente, come pure il sapore caratterizzato dalla sapidità acuta e penetrante, che genera un lieve pizzicore sulla lingua. I solfati presenti nella sua composizione non sono dannosi per la salute, anzi sovente vengono addizionati ad alcune sostanze per abbattere la carica batterica di tipo dannoso.
L’odore di zolfo è anche ascrivibile ai semi dei frutti di harad, che contengono molecole di zolfo, i quali vengono aggiunti alla mistura per la preparazione del sale nero.
Il contenuto di sodio del sale nero dell’Himalaya è inferiore a quello del sale comune, con una quantità minore aggiunge sapore alle pietanze e le caratterizza con un’impronta decisa molto esaltante. Nella sua composizione il sodio è strutturato in cristalli più grandi, pertanto a parità di peso, la sua quantità nel sale himalayano, nel confronto con il sale bianco, è minore.
Il consumo quotidiano di sodio, che spesso va limitato perché dannoso per la salute, in occidente è legato soprattutto al sale aggiunto alle pietanze. La scelta del sale nero dell’Himalaya può aiutare a mantenere un’alimentazione sì saporita, ma nel complesso meno dannosa. Chi combatte con l’ipertensione o è alle prese con una dieta purificante e dimagrante può avere un aiuto nella preparazione dei pasti, senza rinunciare al gusto.
L’alimentazione vegana, priva di qualunque alimento di derivazione animale, può a volte essere limitante nell’articolazione dei sapori e anche nell’adattamento alle cucine tipiche regionali. Il sapore unami del sale aggiunge un gusto che richiama le uova sode e rende più saporite queste pietanze.
Gli studi sul sale rosa dell’Himalaya hanno appurato la presenza di oltre ottanta minerali nei cristalli, molti dei quali sono totalmente assenti nel sale comune, che spesso ne è ulteriormente depauperato nella raffinazione. La presenza di questa varietà e quantità di minerali rende il sale nero dell’Himalaya un prezioso alleato per la pelle.
Il sale nero dell’Himalaya è ricco di iodio, per cui non necessità di essere addizionato artificialmente di questo minerale, utile per prevenire alcuni disturbi del metabolismo.
Il sale nero himalayano non subisce processi di lavorazione intensivi, non viene raffinato, né addizionato, come accade per il sale bianco, in cui si riscontra la presenza di iodato di potassio, che può favorire l’insorgere di malattie cardiache, danni ai vasi sanguigni e ai reni e il silicato di alluminio, il cui accumulo nei tessuti diviene nel tempo pericoloso.
Il sale nero dell’Himalaya ha proprietà alcalinizzanti, il suo consumo aiuta a ridurre il reflusso intestinale e le conseguenze sugli organi investiti da questo disturbo. Ha una blanda azione lassativa, riuscendo a stimolare il transito intestinale.
Il potassio in esso contenuto ha un’azione decontratturante, molto utile in caso di crampi alle gambe, tipici della carenza di questo minerale.
Usato come detergente per la sua consistenza a grana grossa e dura, che fa del sale nero dell’Himalaya un ingrediente efficace per scrub cutanei, in grado di liberare i pori ostruiti. L’azione è principalmente esfoliante, ma anche lenitiva e antinfiammatoria.
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Vediamo a seguire alcuni degli usi di questo sale.
Uso interno
Per l’Ayurveda è unami, uno dei sapori con cui preparare le pietanze per riequilibrare i dosha.
Il sale nero dell’Himalaya è un condimento irrinunciabile nella cucina indiana. Il suo odore pungente di zolfo ha la particolarità di essere poco percepibile prima dell’uso, si espande appena aggiunto alla pietanza, per poi armonizzarsi con gli altri odori e sapori a cui rilascia la sua nota tipica.
Per un salto nei sapori speziati preparare il chaat masala una miscela dove il sale nero dell’Himalaya è l’ingrediente principale, insieme ad altre spezie, per un aroma forte, eccentrico, che non passa inosservato.
Nella cucina indiana viene aggiunto ai cibi fritti, abbinato con i semi di coriandolo, la polvere di mango e quella di curcuma.
Uso esterno
Per la cura delle pelle il sale nero dell’Himalaya è ottimo se impiegato nella preparazione di scrub per levigare screpolature e callosità sulle mani e sui piedi, usato a secco o con pochissima acqua o olio da massaggio.
Usato come esfoliante della pelle dei talloni o degli inspessimenti delle dita o del palmo della mano, insieme all’azione abrasiva utile per liberarsi delle cellule morte, agisce andando a disinfiammare la parte per la sua capacità lenitiva.
Per ridurre le irritazioni e i rossori della pelle va usato disciolto nell’acqua. Per godere della sua quantità considerevole di minerali può essere aggiunto all’acqua di un bagno caldo. L’odore che tende a somigliare a quello delle piscine sulfuree ci orienta nell’uso per agire sui disturbi della pelle, quali irritazioni, dermatiti e psoriasi.
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Per uso alimentare
Il sale nero dell’Himalaya ha un effetto rinfrescante e viene addizionato nelle bevande estive.
Trova impiego come lievito alimentare ed è particolarmente apprezzato sulle chips di cavolo nero.
Il tofu strapazzato, condito con sale nero dell’Himalaya, è un’ottima imitazione delle uova cucinate in padella, un piatto con un odore ed sapore molto simili.
Per uso cosmetico
Aggiungere al sale nero dell’Himalaya dell’olio vegetale, a scelta tra quello di oliva, di mandorle o di jojoba. Frizionare sulle zone di interesse e risciacquare con acqua abbondante. Applicato sulle gambe e le braccia è ottimo per preparare la pelle alla depilazione.
Per la pulizia della pelle aggiungere al sale nero dell’acqua distillata fino a coprirlo, lasciare riposare per tutta la notte. Al mattino successivo si presenterà come un composto leggermente oleoso da applicare sulle zone interessate per una detersione intensa e profonda.
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La presenza seppur ridotta di sodio nella composizione chimica lo rende inadatto a coloro che non possono consumare questa molecola, se non in quantità minime. In tal caso evitare l’uso o ridurlo in modo da apportare la quantità giusta per il proprio organismo.
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La miniera di sale di Khewra è una delle sei miniere da cui viene estratto il sale dell’Himalaya. La sua bellezza lascia le migliaia di visitatori che si recano ad ammirarla ogni anno estasiati dalla particolarità dell’ambiente, tanto da essere considerata una delle meraviglie del mondo.
Al prodotto si riconoscono anche altri nomi con cui viene comunemente chiamato, il sale nero indiano o il kala namak, il sulemani namak e il Kala loon.
Il sale nero dell’Himalaya è noto nella tradizione medica indiana dal 300 a.C. e da allora i guaritori ayurvedici lo considerano un elemento terapeutico a cui affidare la risoluzione di problemi digestivi, per la pigrizia intestinale e nei disturbi legati alla vista.
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Black himalayan salt